In occasione della mostra di Palazzo dei Diamanti “Boldini e la moda” è stato chiesto ad Anna Di Prospero di porsi in relazione con l’opera del maestro ferrarese vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo.
Pur ammirando il lavoro di Boldini, Di Prospero non poteva riconoscersi e identificarsi nella sua opera, ha così attivato un processo di studio teorico e iconografico, puntando l’attenzione nei confronti del suo sguardo alla dimensione del femminile in un particolare momento storico, che ha segnato un forte cambiamento, l’epoca che dagli ultimi anni dell’800 giunge sino alla prima guerra mondiale.
Il genere a cui Boldini è più votato è il ritratto femminile. Quelli di Anna Di Prospero non sono mai ritratti, la sua rappresentazione della donna, di se stessa, di chi le sta accanto, non è così diretta, anzi. I suoi non sono autoritratti, ma ritratti universali, in cui la figura è un archetipo del femminile e non Anna nello specifico. Boldini guarda le donne, le ammira, se ne innamora, Di Prospero ha guardato a se stessa, si è osservata, studiata e quindi si è trasformata magari indossando un lungo abito rosso, senza tempo, si è messa in una posa che in altre circostanze non avrebbe assunto.
Pare di potere ritrovare anche qui le stesse atmosfere malickiane di Beyond the visible, quella sospensione di spazio e di tempo, che introduce chi guarda in un’atmosfera altra, rispetto alla realtà, in cui a dominare è un silenzio eloquente. Il dialogo che qui si viene a creare è dato dalla scelta delle pose, dalle atmosfere ricreate. Le sue donne non sono così sensuali, femminili, mature e fiere, talvolta beffarde, anzi, il volto è volutamente celato.
Testo critico di Angela Madesani